La tecnologia non ci semplifica la vita, la rende più frenetica
Immagine di Brett Scott: https://www.asomo.co/p/tech-doesnt-make-our-lives-easier

La tecnologia non ci semplifica la vita, la rende più frenetica

Un esperimento di tradurre un bellissimo articolo con l'aiuto di un collaboratore, com'è andata?

Questo articolo è una traduzione in italiano della pubblicazione originale di Brett Scott, reperibile a questo link.

Introduzione di Art

Le cose sono andate più meno così: girovagando su Substack trovo questo scritto di Brett Scott. Lo leggo tutto d'un fiato. Mi piace! Che bello che anche altre persone si rendono conto che la tecnologia ci sta sfuggendo di mano e che l'innovazione e il progresso non sempre sono sinonimo di benessere.

E così, giro l'articolo ad AleZ, che segue il canale DigiDati su Telegram e che mi aveva precedentemente contattato dicendo che l'ho ispirato con la puntata n.2 riguardo il Minimalismo digitale per scrivere questo pezzo sul suo Substack.

L'articolo di Brett viene apprezzato e a un certo punto mi viene l'idea di tradurlo per avere una versione italiana. Chiedo quindi ad AleZ se vuole fare questo contributo e quindi partecipare alle pubblicazioni scritte sul sito Digidati.

Lui accetta, traduce, io revisiono, ed eccoci qui. AleZ inizia così:

La tecnologia semplifica veramente le nostre vite? Grazie ad esse trascorriamo giornate più serene e rilassate?
Guadagniamo tempo da poter dedicare alle nostre famiglie, ai nostri hobby, alla nostra crescita spirituale? In questo articolo Brett Scott, da me tradotto, cerca di rispondere a queste domande, o meglio, grazie anche ad alcuni esempi, cerca di far emergere la risposta che ognuno di noi conosce già …

Articolo di Brett

Disponiamo di molta più tecnologia di qualsiasi altra generazione nella storia dell'umanità. Questo ci permette di fare le cose in una frazione di tempo rispetto a quanto potessero fare i nostri antenati. Ne consegue sicuramente che possiamo considerarci la generazione più rilassata di sempre.

Siete d'accordo?

Potreste trovare questa affermazione discutibile, ma, d'altro canto la pubblicità ci racconta che, l'intelligenza artificiale, i pagamenti digitali, le auto a guida autonoma e l'automazione in generale ci semplificano la vita.

Inoltre, abbiamo in tasca un potente computer che può funzionare come navigatore, traduttore, organizzatore di incontri, insegnante di meditazione e banchiere. Grazie quindi all'automazione di tutti questi compiti, abbiamo guadagnato un sacco di tempo libero.

Giusto?

Per rispondere correttamente alla domanda, abbiamo bisogno di riformularla in maniera più precisa.

Se ci chiedessimo: "lavoriamo meno di prima?" La risposta potrebbe essere ambigua. Nei Paesi ricchi si lavora meno di quanto facessero gli operai durante la rivoluzione industriale del XIX secolo, ma più dei nostri antichi antenati.

Se ci chiedessimo: "le nostre vite sono più tranquille e serene che mai?" La risposta sarebbe meno ambigua. Molte persone hanno la sensazione che la loro vita sia piuttosto frenetica. E non solo la società si aspetta che noi lavoriamo molto. Si aspetta anche che consumiamo molto.

Chiediamoci quindi: "siamo più rilassati che mai?" La risposta è no! Le persone sono stanche, stressate e in perennemente stremate. Il lavoro va oltre la quantità di tempo che si dedica a esso. Intagliare un telaio di una porta di legno per dieci ore nel 1600 era un'esperienza emotiva molto diversa dal saltare tra un centinaio di e-mail, riunioni e micro-compiti per quattro ore nel 2023.

I livelli di esaurimento sul posto di lavoro sono saliti alle stelle. Potremmo pensare di essere sfuggiti alla distopia delle fabbriche di sfruttamento della manodopera di Charles Dickens del XIX secolo, ma questo vale solo per i paesi più ricchi.

Purtroppo la nostra economia globale assegna il lavoro di fatica ai braccianti del Sud del mondo, mentre i lavoratori della classe media lavorano costantemente immersi nel mondo digitale che brucia l'attenzione e che vincola ben oltre il normale orario di lavoro.

Una serie di micro attività come controllare le e-mail mentre si fa colazione e promuovere se stessi via Instagram mentre si è in vacanza, si trasformano in una sorta di "mezzo lavoro". Persino i nostri consumi sono diventati un lavoro non retribuito: ogni atto di acquisto con una carta di credito, la visione di uno spettacolo in streaming o l'uso di Google Maps per raggiungere un concerto producono dati che addestreranno le IA gestite dalle grandi aziende tecnologiche.

È facile scrollare questi problemi come sottoprodotti involontari della vita digitale, un aspetto negativo necessario per ottenere quei grandi vantaggi che la tecnologia ci offre.

Tuttavia, per comprendere veramente la nostra situazione è necessario guardare a questo problema in modo sistemico. Viviamo in un'economia capitalistica globalizzata dove la tecnologia non viene mai usata per risparmiare tempo. Viene utilizzata per accelerare la produzione e il consumo al fine di espandere il sistema. La regola di base è questa: la tecnologia non rende le nostre vite più facili. Le rende più veloci e più rimpinzate di cose.

Il caro e vecchio sentiero verso il prato

Vediamo un esempio. Immaginate di essere a fine del 1700 e che abitiate a tre miglia dal campo dove coltivate la terra. Per raggiungerlo dovete percorrere un sentiero tortuoso per un'ora. Adesso balziamo in avanti di 200 anni. Un'autostrada diretta e asfaltata ha sostituito il sentiero e ora ci vogliono solo dieci minuti per raggiungere lo stesso punto in auto. Avrete quindi risparmiato 50 minuti! Forse in questo tempo potrete rilassarvi, leggere poesie e godervi il profumo dei fiori.

Ma non è questo ciò che accade. Nel nostro sistema la tecnologia sarà utilizzata per espandere e accelerare tutto. Il vostro terreno sarà asfaltato e sostituito da un centro commerciale, e ora vivrete nella periferia di una metropoli. Continuerete a viaggiare per un'ora per andare al lavoro, ma ora guiderete a 30 miglia all'ora per 30 miglia, invece di camminare a 3 miglia all'ora per tre. Non si libera tempo mantenendo costante la distanza mentre la velocità aumenta. Semplicemente, nello stesso tempo percorreremo distanze maggiori, ed è così che si sviluppano le megalopoli come Los Angeles. Queste megalopoli sono catalizzate, rese possibili, grazie alle automobili.

Dov'è finito il sentiero? Il prato?

Questo principio non si applica solo alle automobili, ma va ben oltre. Le nostre vite dipendono da sistemi di approvvigionamento che si estendono in tutto il mondo e che richiedono vasti sistemi logistici, nonché un'incredibile velocità di comunicazione per poter avere un senso.

Ogni tecnologia non solo sblocca un nuovo stato di accelerazione ed espansione, (il quale viene pure codificato nelle nostre vite come nuova base per la nostra sopravvivenza), ma sarà anche usata come trampolino di lancio per nuove tecnologie continuando così ad alimentare questo processo. La grande maggioranza delle persone non vive questa tecnologia come una "liberazione". Piuttosto, la vive come qualcosa che si propaga intorno a loro e che devono inseguire sempre più velocemente per non rimanere indietro.

Proseguiamo con un altro paragone. Parliamo dell'attuale hype per l'IA. Credere che l'IA ci farà risparmiare tempo è come pensare che una persona alla fine del 1800 veda la sua prima auto e pensi "Oh, come sarà facile arrivare al prato ora!".

Le persone di allora non immaginavano che negli anni '60 saremmo rimasti bloccati in ingorghi di ore nelle megalopoli. Ora applicate questo concetto all'intelligenza artificiale. Se andiamo avanti di un decennio, l'intera economia sarà ricalibrata in uno stato di accelerazione superiore, in cui ci si aspetta di fare molto di più, su scala molto più ampia, nella stessa quantità di tempo. A quel punto, se non utilizzerete l'IA, vi sentirete come un abitante del XIX secolo che cerca di andare al lavoro a piedi nel bel mezzo della moderna Los Angeles.

Ecco perché le storie che sentiamo sulla tecnologia sono così piene di dissonanza cognitiva. I marketer e i futuristi si pongono dapprima nella posizione del nostro proverbiale abitante del villaggio, magnificando la convenienza dell'IA. E se dite loro che non ne avete bisogno, si proiettano velocemente nel futuro e vi avvertono che se non la adotterete sarete lasciati indietro.

Quello che stanno cercando di dire, nel loro modo contorto ed eufemistico, è questo: al sistema capitalistico globale non interessa se volete o meno usare la tecnologia, o se credete che debba essere usata per risparmiare il vostro tempo. Dovrete usarla, e non siete voi a decidere come verrà usata a livello sistemico.

In realtà, nessuno è davvero responsabile. I nostri desideri personali passeranno sempre in secondo piano rispetto alla logica sistemica di un'economia su larga scala che non vede nulla se non il profitto. Se non riusciamo a unirci per esigere qualcosa di diverso, il nostro sistema si orienterà automaticamente sempre e solo verso una crescita e una velocità sempre maggiori.

Questo è il motivo per cui vi dicono che il cambiamento tecnologico è "inevitabile" e che fareste meglio ad adeguarvi, ma vi addolciscono il boccone dicendovi che sta accadendo perché lo desiderate e ne trarrete beneficio.

Dobbiamo affrontare emotivamente lo stato di inerzia in cui ci troviamo, quindi accettiamo questo ragionamento come un cane che si morde la coda.

Torniamo all'esempio di Los Angeles. Los Angeles esiste nella sua forma attuale solo grazie alle automobili, il che significa che la vita sarà difficile se non ne avete una. In questo scenario si è sostanzialmente tenuti in ostaggio dall'industria automobilistica, i cui prodotti sono proprio ciò che ha catalizzato la nostra dipendenza dalle megalopoli.

Piuttosto che riconoscerlo, cadiamo in una sorta di sindrome di Stoccolma [[1]] in cui scegliamo di immaginare l'auto come un mezzo che ci garantisce libertà e indipendenza. In realtà, l'auto è solo un requisito minimo per sopravvivere in un ambiente costruito a misura di automobile. (Qui puoi trovare chi ha documentato la vita di Los Angeles a piedi).

[[1]]: Particolare stato di dipendenza psicologica, approfondisci qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Sindrome_di_Stoccolma

Certamente, a Los Angeles ci sono molte persone che hanno un'auto, ma che fanno fatica proprio come i nostri antenati. Ci sono anche molte persone che non hanno l'auto e che fanno ancor più difficoltà.

La vita nell'ombra di Los Angeles (foto di Chris Arnade)

Convenienza e comodità come miraggio

Questo argomento mi sta molto a cuore perché mi batto per proteggere il contante fisico nei luoghi in cui si stanno diffondendo i pagamenti digitali escludendo in toto l'uso del contante.

Mi piace definire il contante come la bicicletta dei pagamenti, mentre il pensiero di massa lo paragona al carro trainato dagli animali - e promuove i pagamenti digitali perché sono più efficienti. Secondo la visione standard, tutti gli aspetti negativi dei pagamenti digitali (come la sorveglianza, il cyber-hacking e la centralizzazione del potere nelle Big Finance e Tech) sono solo sottoprodotti sacrificabili all'altare della comodità e dell'efficienza.

Intere zone di Londra sono ora prive di contanti (ovvero servitù del settore bancario) e quando si chiede loro perché, molti londinesi rispondono che il contante è "scomodo", ripetendo una storia che viene raccontata anche dai commercianti che rifiutano il contante.

"Lo facciamo solo per il tuo bene"

L'aspetto affascinante, tuttavia, è che queste stesse persone non vivevano questo inconveniente dieci anni fa, quando sembrava del tutto normale usare il contante nel Regno Unito. Se faccio un salto in Germania, persone della stessa classe sociale non vivono questo inconveniente nemmeno adesso. In realtà, ci sono centinaia di milioni di persone in tutto il mondo che considerano il sistema del contante facile da usare. Quindi, perché la percezione dei disagi cambia a seconda del luogo in cui ci troviamo e del periodo storico che stiamo vivendo?

La convenienza e la scomodità non sono proprietà assolute che possono essere misurate o sperimentate universalmente. Nel mio Paese natale, il Sudafrica, dove il ritmo di vita e le aspettative sono diverse, il denaro contante sembra del tutto normale, ma a Londra non è così. Questo perché la città si sta muovendo in uno stato di maggiore accelerazione dell'automazione. Nelle prime fasi della conquista di Londra, le società di pagamenti digitali hanno investito molto per spingere le persone a credere che il contante fosse scomodo (attraverso campagne di marketing e così via), ma è solo quando il vortice dell'automazione ha riorganizzato l'ambiente che si è iniziato a percepire davvero come tale.

Se cercate di usare il contante in Svezia, dove molti servizi sono stati automatizzati installando macchine collegate direttamente al circuito bancario (tramite Visa e Mastercard), e che rifiutano il contante, vi sembrerà di nuotare controcorrente. Inizierà a sembrare letteralmente arduo usare il contante, perché gli sportelli automatici sono stati chiusi, i commercianti non lo accettano e si continua a ricevere un rifiuto quando si cerca di usarlo.

Ciò che sta accadendo è che i pagamenti digitali vengono utilizzati per accelerare tutto, ma se siete una persona che cerca di vivere una vita più lenta in mezzo a tutti gli altri che cercano di tenere il passo, vi troverete non sincronizzati. Non solo verrete emarginati per non aver adottato la novità, ma a un certo punto sarete semplicemente bloccati e vi costringeranno a seguire il percorso automatizzato, come accade nel caso dei treni di Londra:

Il biglietto in questa stazione non si può comprare coi contanti

Poiché siamo animali sociali, tendiamo a seguire la tendenza, e poiché viviamo sotto l'accelerazione del capitalismo la tendenza è sempre in una direzione, perché il nostro sistema ha una sola marcia con cui funzionare. Abbiamo anche la capacità di modificare i nostri ricordi, quindi possiamo trovare il modo di convincerci che è stata una nostra scelta.

Questa stessa capacità di adattamento, però, ci impedisce di usare la nuova tecnologia per risparmiare tempo, perché - in un sistema con il feticcio della crescita - ci si aspetta che ci adattiamo a una nuova normalità in cui dobbiamo fare e ottenere di più nella stessa quantità di tempo.

L'ironia della sorte vuole che sia proprio l'introduzione della nuova tecnologia a suscitare la successiva irritazione per la sua assenza. Vent'anni fa nessuno si agitava se doveva aspettare dieci minuti per un taxi. Ora si controlla costantemente il telefono se Uber arriva con tre minuti di ritardo rispetto al previsto. E che Dio ci aiuti se l'autista cancella la corsa, perché probabilmente avete pianificato tutto in modo algoritmico fino all'ultimo minuto.

Viviamo sempre più spesso una vita "giusto in tempo" perché, a livello sistemico, c'è una pressione a impacchettare più cose possibili sia a livello di consumo che di produzione. La nostra soddisfazione è la stessa, ma in più siamo anche più impegnati.

Tipiche imprecazioni verso lo smartphone, per esempio quando ci potrebbe far perdere l'aereo

Ritroviamo lo stesso problema anche con l'IA. Quest'ultima non farà altro che aumentare l'accelerazione sistemica. In pieno stile Sindrome di Stoccolma, avremo la convinzione che l'IA sia un salvatore che ci aiuta a sopravvivere in un mondo frenetico (ecco tutte le pubblicità che iniziano con "Nel frenetico ambiente aziendale di oggi, l'IA è più vitale che mai...").

In realtà, saremo solo più stanchi, il che a sua volta verrà sfruttato per venderci altra tecnologia di accelerazione. Vi sentite esausti? Perché non automatizzate di più?

Trabocco sistemico

Quando cercano di difendere questa situazione, gli economisti di solito sostengono che abbiamo un desiderio illimitato di nuove cose. A quanto pare, invece di dedicare il tempo guadagnato con la tecnologia allo svago, lo impieghiamo per produrre più cose per noi stessi. Questo è falso. La gente ha un desiderio limitato di cose nuove, perché dedicarsi alla produzione (e al consumo) senza fine va a scapito di stare con la famiglia, gli amici e gli animali domestici, o di fare cose come camminare nella natura o fare surf.

Ciò che le persone desiderano in realtà è un equilibrio di molte cose, ma il sistema in cui siamo bloccati ha un desiderio illimitato in una sola direzione. Questo perché è un vortice scatenato dagli esseri umani che non sanno più come fermarlo.

Il meme recita: "Al riparo! L'uragano del sistema capitalistico è in arrivo"

Nella mitologia della Silicon Valley, e più in generale del capitalismo aziendale, si crede che ci espandiamo insieme al nostro sistema e che i nuovi prodotti ci trasformino in espressioni più piene di noi stessi. In realtà, siamo esseri biologici con capacità limitate, intrappolati in un'economia con una spinta all'accelerazione, il cui costante tentativo di espansione non fa altro che escludere altre cose dalla nostra vita. È come aprire il rubinetto di una vasca da bagno già piena e vedere l'acqua nuova spingere l'altra acqua verso il trabocco. Oltre il punto di "straripamento", tutto ciò che accade è che diventiamo più confusi, gonfi e tesi.

L'esigenza di fare più cose nello stesso tempo non fa altro che frammentare la nostra attenzione ed erodere la nostra pazienza, che ancora una volta verrà usata come arma: vi sentite impazienti? Perché non accelerare le cose?

Il problema va oltre. La nostra tecnologia ci apre sempre più a nuovi vettori di ansia. Indipendentemente dal fatto che si lavori di più o di meno, il sistema nervoso è ora collegato a un sistema di informazioni nevrotico e ipersensibile che si estende globalmente e che spinge costantemente informazioni (o news) inutili nella nostra coscienza.

Paradossalmente, questa obesità informativa ci fa sentire più fiacchi. Forse ci muoviamo più velocemente, ma tutto inizia a confondersi e non riconosciamo più i confini.

Lo scopo della disintossicazione digitale non è solo quello di rallentare, ma anche di farvi sentire più padroni della vostra vita, invece di lasciarvi andare alla deriva con l'inerzia.

Dato che la maggior parte delle persone non ha il tempo libero per rovesciare il capitalismo aziendale (o le sue basi geopolitiche), c'è un modo per uscirne?

Un buon punto di partenza è percorrere la via dello Zen e rendersi conto che tutte le cose di cui ci viene detto che abbiamo bisogno sono solo illusioni generate dalla logica insensibile di un sistema che non può dare valore a nulla se non all'accumulo e al profitto. Da quel momento possiamo sforzarci di costruire equilibri di potere per evitare che i peggiori eccessi della situazione vengano fuori.

Ecco perché faccio cose come la difesa del contante fisico. Se il contante è la bicicletta dei pagamenti, dobbiamo lottare per le piste ciclabili. Ricordate, l'unico momento in cui le nuove tecnologie saranno utilizzate per semplificarci la vita è quello in cui avremo un'economia stabile in cui il tempo libero è valorizzato, piuttosto che una basata sulla crescita. Finché questo non accadrà, smettiamo di illuderci.


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